Comunità religiose

Chiesa: S.Leonardo

Indirizzo
Descrizione della chiesa
S. Leonardo La chiesa si trova sul lato sud di via Porto Salvo, all'angolo con via Vittorio Emanuele. NOTIZIE STORICHE La chiesa di S. Giorgio è menzionata per la prima volta in un documento dei gennaio 1159 trascritto in un codice membranaceo dell'Archivio capitolare della Cattedrale di Cefaiù, oggi in deposito presso l’archivio di Stato di Palermo ai fogli 33, 36 a firma dei vescovo eletto Bosone, dei priore di Bagnara e dei canonici dei Capitolo di Cefalù, con cui Bosone dona e concede a Roberto, arcivescovo di Messina, una casa con le sue pertinenze, specificandone i confini. ... Ad meridiem habet vicum publicum quí descendit a domo regia ad St. Georgium. In una pergamena, poi, conservata all'Archivio Capitolare di Cefaiù datata marzo 1252 Undicesima lndizione, a firma di Riccardo Grizetta, vescovo di Cefaiù dal 1249 al 1253, inerente alla concessione di due botteghe da parte dei vescovo a certo Mattia Grabaco, per il canone annuo di tre tari d'oro, abbiamo un'altra conferma dell’esistenza della chiesa in età antica, in quanto essa è citata come confinante con le botteghe cedute. Gli storici successivi, a partire dal Fazello e poi il Carandino, il Passafiume, l'Auria, sono stati tutti concordi nell'affermare che tale chiesa fu innalzata da Ruggero li prima ancora della Cattedrale. Il Fazello per primo dà notizia di un restauro della chiesa ad opera dei cittadini: quam ruinae proxímam cives restaurarunt. Per questo abbiamo un termine antequem, l'anno 1558 che vide la prima edizione della sua Storia di Sicilia. Nel 1648 la chiesa ormai intitolata a S. Leonardo, venne aggregata alla «Casa delle Orfanelle riparate» constructur ac dicatur dal vescovo Marco Antonio Gussio, come si legge nella lapide dedicatoria, murata unicamente allo stemma dei vescovo, sopra il portale d'ingresso su via Porto Salvo. Nel 1875, infine, «per vetustà crollante» fu restaurata ad opera del vescovo Ruggero Biundo. DESCRIZIONE Della chiesa ruggeriana resta ben poco per non dire quasi niente: un grande portale occluso, che prospetta sull'attuale via Vittorio Emanuele e che doveva essere di accesso principale alla chiesa, ed un altro laterale, su via Porto Salvo, venuto alla luce durante l'ultimo restauro a cura della Sovrintendenza ai Monumenti di Palermo, che ha interessato i prospetti. Il portale principale era in luce già prima dell'u)timo restauro, ma tompagnato, come tuttora è, e malamente visibile nelle sue parti' superstiti. Sebbene tompagnato e in parte mancante della zona inferiore in seguito a tagli operati per aprire gli accessi ai due magazzini su strada, il portale principale è ancora leggibile nella sua struttura architettonica e figurativa.E' formato da un arco a sesto acuto limitato da una larga raggiera di conci a ghiera ribassata che incornicia i rincassi dati da due grossi cordoli binati, che nella zona inferiore si sviluppano a mo' di semicolonnine con capitelli a motivi floreali e volute che a loro volta si impostano su una coppia di palmette uncinate, palmette che richiamano il motivo di alcuni capitelli della Cattedrale. Una cornice sopra i capitelli si estende oltre le colonnine binate sino allo stipite sagomato del vano porta, che si è conservato solo sul lato destro dei portale e s'interrompe al di sopra della cornice, proprio nel punto in cui si sarebbe dovuto impostare l'arco. All'interno la chiesa si presenta ad aula. La parte più interessante di quest'ultima è senza dubbio quella dei coro. Si tratta di due tribune sovrapposte: la superiore, incorniciata da un grande e profondo arcone, si affaccia in tutta la sua ampiezza direttamente sulla navata, protetta solo da una transenna di legno a grata; la inferiore si inserisce nell'apertura dell'arcone superiore, ma al vuoto di questo oppone il pieno di un muro e nello stesso tempo l'effetto chiaroscurale determinato dalla successione di tre arcate in esso aperte, una più grande al centro, due più piccole ai lati, sottolineate da leggere cornici in stucco che aggettano sulla navata con tre cantorie in legno dipinto, che sono sicuramente i soli arredi notevoli della chiesa. Recentemente catalogati dalla Sovrintendenza alle Gallerie di Palermo, avrebbero bisogno di un urgente restauro, per non andare dei tutto compromesse. Hanno forma poligonale con esili colonnine a sottolineare gli angoli e con base che va rastrellandosi ad imbuto. Nei riquadri fra le colonnine sono raffigurate scene floreali e, nelle sottostanti cornici, piccole scene paesistiche, il tutto con una delicatezza di tocco e di colore che fanno di queste cantorie il più bell'esempio dei settecento cefaludese nel campo delle arti minori.



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