Itinerario/gita

Polizzi Generosa

Descrizione
Comune di : POLIZZI GENEROSA (PA) 0921 Altitudine: 916 Abitanti: Polizzani Sorge su un alto colle da cui domina l'ampia e pittoresca vallata del fiume Imera Settentrionale. Numerosi reperti archeologici del IV e III secolo a.C., ritrovati nel corso dei secoli, testimoniano le sue antiche origini. Il reperto di maggiore interesse è sicuramente l'anfora a figure rosse, ritrovato nel '92 durante la campagna di scavi nella necropoli ellenica di S. Pietro. Il nucleo attuale, però, molto probabilmente si sviluppò durante la dominazione bizantina. Dopo la cacciata degli arabi il gran conte Ruggero fece rafforzare il Castello esistente e ne costruì uno nuovo in contrada Campo per meglio controllare i due versanti dell'Imera Settentrionale e Meridionale. Nel 1082 il conte Ruggero donò il castello di Polizzi, ed il suo territorio, alla nipote Adelasia. Quest'ultima diede notevole impulso alla crescita della cittadina. Nel 1234 l'Imperatore Federico II attribuì a Polizzi il titolo di "Generosa", titolo che ancora oggi conserva come parte integrante del suo toponimo. Polizzi è stata quasi sempre città demaniale. Solo una volta rischiò di perdere per sempre la libertà e l'indipendenza, ma il popolo polizzano per evitare questo raccolse l'allora enorme somma di 10.000 fiorini e la versò nelle casse regie per annullare l'atto di compravendita tra il Regio Demanio e il feudatario Raimondo Caprera. Il 20 aprile 1445 il re Alfonso d'Aragona stabilì che la città di Polizzi non poteva mai più essere staccata dal Regio Demanio e venduta da nessun regnante. Nel corso dei secoli Polizzi diede ospitalità a diversi regnanti: la regina Elisabetta moglie di Pietro Il d'Aragona; il figlio Lodovico re di Trinacria; la regina Maria moglie di Martino il giovane; la regina Bianca di Navarra e, nel 1535, l'Imperatore CarloV. Vastissimo è il patrimonio che custodisce soprattutto all'interno delle numerose chiese. Sicuramente l'opera di maggior pregio è il trittico fiammingo di autore ignoto del XV secolo collocato sull'altare maggiore della Chiesa Madre. Altre opere di grande valore sono: il sarcofago marmoreo di S. Gandolfo, opera di Domenico Gagini; un Ostensorio d'argento opera di Nibilio Gagini; diverse tele dello Zoppo di Gangi e Johannes de Matta. Una menzione particolare merita il M.A.M. (Museo Ambientalistico Madonita) dove si possono ammirare, in un ambiente naturale ricostruito in modo spettacolare, circa 400 specie animali alcuni dei quali non più presenti sulle Madonie.


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